«Se ciascuno di coloro che ogni giorno scrivono poesia¹ avvertisse il dovere ovviamente elementare di acquistare anche un solo libro di un altro poeta, il mercato della poesia diventerebbe immediatamente appetibile anche per l’industria editoriale» Alberto Bertoni, “La poesia contemporanea”, Il Mulino, 2012
Questa asimmetria tra l’atto di “scrivere” e quello di “leggere” è da approfondire. Leggere è come scavare in miniera, ci vuole fatica, scrivere è come andare di corpo: in un modo o nell’altro lo impariamo a fare da bambini. Naturalmente la scuola ha le sue responsabilità e non riesce ad andare al passo coi tempi, riesce però bene ad uccidere la curiosità naturale dei bambini. Il loro proverbiale e continuo domandare “perché” per ogni cosa viene giustiziato non appena mettono piede in un’aula scolastica. Così la curiosità muore e viene sostituita da uno scambio mercenario di valutazioni e tempo dedicato sui libri.
“La scuola dell’obbligo [In Finlandia] inizia a sette anni […] Pochi esami e pochi compiti fino all’adolescenza (quindi per tutta la durata della scuola elementare e della scuola media italiana).
Nessun test nei primi nove anni di scuola, nessuna valutazione dei risultati fino al secondo anno della scuola media italiana. Una sola prova strutturata e obbligatoria simile ad un test solo a 16 anni ossia alla fine della scuola dell’obbligo la quale è unica dai 7 ai 16 anni.” [Fonte]
Il modello finlandese è riconosciuto essere tra i migliori e, può sembrare strano, non prevede alcuna valutazione dei risultati, almeno fino a una certa età. Evidentemente basta che la naturale curiosità dei bambini sia guidata all’interno del suo naturale moto inerziale. Forse il modello finlandese potrebbe insegnarci qualcosa (naturalmente se ci fosse qualcuno interessato a risuscitare l’istruzione italiana). Bertoni particolarizza questo discorso alla poesia
«Nei bambini tra i tre e i dieci anni dilaga ancora incontrastata la pulsione all’uso plastico, vivo, allitterativo e musicale del linguaggio – in una parola – in una parola, il bisogno concreto di poesia […] Non appena, invece, la poesia approda alla scuola secondaria […] quella spinta giocosa e istintiva impallidisce e declina, diventa peso, fatica, archeologia del linguaggio»
È il caso di meditare e forse adottare/acquistare un libro di poesia contemporanea può essere l’inizio. I poeti, anche se utilizzano finissime arti di complicazione del discorso, spesso cantano i guai dei tempi che vivono.
¹ «non in modica quantità per uso personale, ma bramando di pubblicarla e di venir lodati dall’universo mondo […] il rapporto quantitativo davvero imbarazzante tra chi è disposto a leggere almeno un libro di poesia contemporanea e chi scrive in versi: circa tremila contro qualche centinaio di migliaia, se non addirittura un milione e oltre» Ibidem