Sintesi chimica di ingenuità
e adrenalina, prima scissione
dell’energia che si manifesta
dal palco e sopra ogni testa
bandita a restare più in basso
e da lì, giudicare.
Catalisi: scintilla la polvere
sopra le travi che calpesta
l’atteso varcator de le quinte;
mormora il legno, trasale
il pensiero, in preda
al terrore che assale, foriero
di quello che accade.
Altrove si perde il silenzio
là, ove non esiste nessuno,
odori, colori e suoni
appartengono agli incerti postumi
e agli abbandonati timori,
echeggian il verbo e la battuta
tra il discrimine del contingente,
tra due adiacenti universi divisi
da un invisibile muro,
tra il passato, il presente e il futuro.
Infin finisce e tutto resta in sospeso,
muore, se il battito è assente,
vive, nel cuore pulsante di mani,
che batte e risuona: genera joule
la dinamo umana, forza
dell’animo vestito di scena
fin quando alle quinte, il corpo
ritorna, lasciando alle spalle
lo spazio ormai vuoto
che osserva silente
un tempo remoto.