Lettera di Stefano Luchetta ad Andrea Napoli
Caro Andrea,
Se le vite degli uomini potessero essere misurate in donne, come la storia, quello che facciamo nelle ere trascorse su questa terra assumerebbe un altro peso, una diversa importanza.
Ma così non è nel bene e nel male.
È breve il tragitto che separa il Teatro dall’appartamento in cui vivo a Pistoia e scriverti da così lontano, seppur attraverso il progetto di lettere del Nucleo, fa assumere a parole che ho ripetuto spesso un significato che, invece, ho dato per scontato.
Siamo stati distanti perché eri andato via e ora che tu sei tornato, lontano sono io. Visto che ti affascinano i luoghi comuni, questo te lo dedico: le cose cambiano.
Siamo immersi nella nostra vita e potremmo definire quella attuale come l’era delle bionde.
Ero, quindi, a teatro poco prima di determinarmi a scriverti queste quattro righe, c’era un violoncellista che suonava Bach e accompagnava letture di Pasolini, scritti, per l’appunto, di critica musicale alle sonate del compositore tedesco.
Lo sai, non amo Pasolini, gli preferisco Calvino e Pavese, ma il piccolo ometto che gesticolava come Woody Allen – e gli assomigliava pure -, ha letto un passaggio che mi ha davvero colpito “Prima il silenzio, poi il suono o la parola”.
Il concetto è di per sé eccezionale. Continua Pasolini desiderando di esser “scrittore di musica” e afferra un’idea di bellezza, un’estetica precisa, e la associa a quel passaggio dal silenzio alla voce, in cui si manifesta il momento della forza del linguaggio – musicale o letterario – in tutto il suo potenziale.
Allora, ecco, bisogna cercare di scrivere di modo che il primo passaggio, quello dal silenzio alla parola, dia l’intuizione che accompagna il fluire del canto. Lo ho trovato pregevole e ho voluto condividerlo con te e con chiunque altro si soffermi a leggere.
Ho pensato di mandarti questa lettera, anche, perché sentivo il bisogno di dirti che il Nucleo ci ha superato, e non possiamo che esserne felici.
“Ci porterà, il domani,
lontano da casa
nessuno saprà mai il nostro nome
ma la canzone del bardo resterà,
domani, tutto si conoscerà
e tu non sarai solo,
quindi non aver paura del buio e del gelo”
(traduzione del testo della canzone The Bard’s Song: in the forest, Blind Guardian)
Con affetto, un bardo lontano.