Questo e quello ed ogni lume cieco fiaccola;
i recinti di piume sono agnelli in cammino
che da strilli di stecchi raspano in furie cavate.
D’uomini e donne, con fiori certosa d’aceto,
oscillano i boschi crudeli di mondi sghimbesci
dove raggi lunari come seriche vene di squame
ed uccelli dai becchi smussati dai chicchi
battono i loro colpi di lame su ombre di zolfo.
Questo e quello ed ogni mano d’arco culla;
nervo del vento in complotto, perla incompleta
impeciata di gesso come il bimbo e la morte.
Piangono sotto il polline, tra le pesche battute,
le spine degli Angeli in soporifere cosce
poiché in quella luce cattiva la striscia stantia
corrode della stirpe la siepe con rovi di ossa
e ciò che si perde è un’ardesia di polpi e violini.
Questo e quello ed ogni cosa sparge sangue;
le sterili sabbie, le sfumature sabbiose
che sui lati distruggono l’avvampato processo
del mare impagliato fra conchiglia e tumulto.
Suona in ogni rocchetto di filo mentre scava,
a dorare la polvere e la schiuma zannuta,
l’esule bambino il suo castello di cera nera.
Calceranno il vivo motivo di questo e di quello.