Il solstizio d’estate mi taglia la giugulare.
Il futuro incerto di chi gravita intorno alle mie coronarie
mi increspa i pensieri di lava.
Un paio di gambe sbullonate non copre le distanze geografiche ed emotive
lasciando ai confini fisici la libertà di autolimitarsi.
Gli occhi altrui mi paiono piú nitidi del verde acqua in cui affogo consapevolmente.
Il bene ideale e il male pensato anneriscono le falangi.
Anatomia in dissolvenza che non vuole discutere con la mia cronica impotenza.
Che può solo risolversi in una pigra resa
all’amara apatia del coraggio.