Strani massacri nuotano in globi scoloriti,
come questa corrispondenza
che strizza l’occhio
ad un gioco di terminazioni nervose.
Le scaglie della notte
si posarono sulla mia calvizie
ed il tempo delle nuvole fu chiuso
da una soluzione elettrolitica.
Un enorme pesce senza cattivi odori.
E fu così che chiuso in bettole
ebbi la magia delle ultime cose.
Macchie nere sui muri
che parevano murene decomposte
ed occhi a spiare la solita stronza esistenza.
Puzzo di vita nel solito amplesso,
dove dame e donnacce
si scambiano differenze
in un gioco di dadi truccati.
Nuotammo così nel mare delle notti
e il fiume delle strade ci condusse a un altro fuoco
per galleggiare a morto
in non so quante sbronze ancora.
L’arcobaleno degli ultimi,
cupo, ondeggiava nei nostri cieli
e niente cibo per giorni, e attimi tristi
che nemmeno il migliore dei versi.