Tu, sembiante dei miei più onesti affanni,
sei la migliore notte che il soffio di Dio
abbia creato per noi. La mia mano ti brama
e in una dolce illusione, si socchiude
nella carezza del palmo. Mi sazio del poco,
che è il pensiero delle tue bianche carni.
È la solita sera, il mare assale i miei occhi.
La luna si perde dietro all’unica nube
calata, nel portalumi paziente del mondo.
Ti somiglia e di te è tremendamente gelosa.
Di quella invalsa morìa che ha nome tempo
mi piace pensare di essere io il carnefice.
Secoli che mi siedi a fianco, secoli,
e la tua età è nel viso dei bimbi fedeli.
Sei la magia commissionata da un pazzo
ad un pittore indifeso, perché inganni la terra
con il nero implacabile dei tuoi occhi.
Tu, illusione d’oro per l’amico alchimista;
sanità mentale per i perseguitati. Vieni,
mia dolce marea, ad alleviare la parte santa di me.
Vieni, a donarmi l’essenza dei versi a te dedicati.
Vieni, a trafiggere la parte più folle di me
e uccidimi di oscene bellezze, come solo tu sai fare.