La spina
Eccola, la spina che morde il calcagno. Tra bocca e ano, c’è la miseria. Ingravido la via lattea con lo splendore dei ponti, traccio rotte cosmiche per raggiungermi l’ombelico.
Eccola, la spina che morde il calcagno. Tra bocca e ano, c’è la miseria. Ingravido la via lattea con lo splendore dei ponti, traccio rotte cosmiche per raggiungermi l’ombelico.
Ci sono alcuni che fanno della letteratura una ragione di vita, ma se ne escludono una buona fetta. Hai presente quelli che sì, non c’è niente di meglio della lettura ma solo storie vere, solo storie impegnate, storie di operai, storie di malessere sociale, sociologismo, socialismo; perché è bello volare con la fantasia, ma che si abbiano i piedi ben piantati in terra. E cos’è questa, una lettura coi sensi …
Sintesi chimica di ingenuità e adrenalina, prima scissione dell’energia che si manifesta dal palco e sopra ogni testa bandita a restare più in basso e da lì, giudicare. Catalisi: scintilla la polvere sopra le travi che calpesta l’atteso varcator de le quinte; mormora il legno, trasale il pensiero, in preda al terrore che assale, foriero di quello che accade.
Risate d’importazione danzano in uno spazio sgombro sotto le lanterne sfumate di un Irish Pub. La notte contrae gli odori e le spiagge inaridiscono. E le sue parole – « Ho dormito di nuovo con quel poeta. Diceva che si sarebbe tagliato le vene il coglione » –
Tu, sembiante dei miei più onesti affanni, sei la migliore notte che il soffio di Dio abbia creato per noi. La mia mano ti brama e in una dolce illusione, si socchiude nella carezza del palmo. Mi sazio del poco, che è il pensiero delle tue bianche carni.
Parigi è una fiaba per corrotti. È sottile il filo di ragno che la lega al mio mondo. Il mio giaciglio è al settimo piano di un palazzo dove i rinnegati si ammassano non salutandosi nemmeno. Parigi è un fosso nel quale i cadaveri danzano nella polvere del giorno. Dalla mia finestra il cielo spaventa, nell’illusione che possa inghiottirti nel suo orchestrare di nubi. Ieri mi hai detto che mi …
racconto di Francesco Principe Giungendo al cancello noti subito l’aria gotica che spesso ammanta i palazzi concepiti con gusto razionalista ma abbandonati alla furia artistica degli elementi. Ove in origine erano solo superfici piane, lisce, omogenee e pulite, decenni di scoli, sudiciume, cacca d’uccello e incuria avevano dipinto tutta una gamma di chiaroscuri in un dagherrotipo di archi e pinnacoli. Posti come questo hanno un’atmosfera triste. Posti come questo sanno …
N. avrebbe dovuto già essere qui. Sono stremata, ma nonostante il suo ritardo, attendo. Spalle alla strada, costato che potrebbe essere la mia ultima volta sul litorale. La brezza, le mie valigie e il sole mortale; le vele bianche in mare sono ali di gabbiano intrappolate e in acqua e in aria. Se avessi fissato il flessuoso fianco della montagna tanto a lungo, come negli ultimi anni, un giorno mi …
racconto di Francesco Principe G uardo dalla finestra. Che panorama desolante. Nebbia. Solo nebbia. Il rumore della risacca e odore di salsedine. Una monaca si avvicina alla porta e mi fa cenno di seguirla. Rimane ferma. Nel silenzio. Non vedo i suoi occhi ma sento uno sguardo freddo, scuro e storto passare oltre me e fermarsi su qualcosa alle mie spalle. Nulla del suo corpo è in vista. Il Suo …
P: Beh, che ne pensi di Antichrist? M: E che dovrei pensare? È un’accozzaglia di scene forti, senza una reale necessità. Sono molto perplesso. A chi si rivolge questo film? Quali sono le domande e le risposte? Dimmelo tu che cosa si dovrebbe capire. P: “Capire” non è la parola giusta. Gli indovini e i maghi danno le risposte, quasi sempre sbagliate, modellate sulle orecchie dei miserabili; la scienza dà quelle giuste, …