“La cartella che accompagnava il corpo diceva ben poco. Una sconosciuta. A quanto pare, era stata ritrovata per caso in un garage in periferia. Una telefonata anonima. C’erano delle indagini in corso: sul luogo erano state rilevate tracce di un qualche rito, paccottiglia esoterica. Agli atti andavano messi anche i tatuaggi sul corpo, simboli astrusi, linee e triangoli, curve sinuose e cerchi. Ma ad Arturo non importava nulla dei riscontri. Non riusciva a distaccarsi dal quel viso ancora così fresco, dagli occhi che, seppur chiusi, lui sapeva neri e fondi.” Venticinque racconti sulla pervasività del male, sull’angoscia di vivere, sulla sovranità assoluta del dolore.