A penzoloni sulla parete bianca
bucherellata di chiodini e crepe informi.
Orme nella memoria, sanguinanti prima,
poi cicatrizzate. Ricordo la carne viva,
le piaghe e il friggere nell’acqua.
Non trascuravo nulla tra il rosa del raso
e le punte di gesso. Oggi non dimentico,
compio un altro giro su me stessa,
su quel gesso ormai sfatto e morto.
Nella memoria e nell’anima libertà vissuta.