Sulla parete bianca | ketty rotundo
A penzoloni sulla parete bianca bucherellata di chiodini e crepe informi. Orme nella memoria, sanguinanti prima, poi cicatrizzate. Ricordo la carne viva, le piaghe e il friggere nell’acqua.
A penzoloni sulla parete bianca bucherellata di chiodini e crepe informi. Orme nella memoria, sanguinanti prima, poi cicatrizzate. Ricordo la carne viva, le piaghe e il friggere nell’acqua.
Eccola, la spina che morde il calcagno. Tra bocca e ano, c’è la miseria. Ingravido la via lattea con lo splendore dei ponti, traccio rotte cosmiche per raggiungermi l’ombelico.
Risate d’importazione danzano in uno spazio sgombro sotto le lanterne sfumate di un Irish Pub. La notte contrae gli odori e le spiagge inaridiscono. E le sue parole – « Ho dormito di nuovo con quel poeta. Diceva che si sarebbe tagliato le vene il coglione » –
«Se ciascuno di coloro che ogni giorno scrivono poesia¹ avvertisse il dovere ovviamente elementare di acquistare anche un solo libro di un altro poeta, il mercato della poesia diventerebbe immediatamente appetibile anche per l’industria editoriale» Alberto Bertoni, “La poesia contemporanea”, Il Mulino, 2012 Questa asimmetria tra l’atto di “scrivere” e quello di “leggere” è da approfondire. …
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Il Nucleo Kubla Khan è un collettivo poetico col “sacro timore” dell’arte. Rivendica la natura non utilitaristica della scrittura, in quanto mezzo espressivo in grado di scompaginare il mondo attraverso strutture interne pressoché infinite. Ecco spiegata la scelta del poemetto “Kubla Khan” di Coleridge. La natura incompiuta e concretamente aperta dell’opera ci dà il pretesto …
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